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Fascicolo 3, Novembre 2021


«Dal disincanto del mondo e nell’instabilità di tutte le parole che prima lo definivano, nacque un paesaggio insolito, simile allo spaesamento, in cui si annuncia una libertà diversa, non più quella del sovrano che domina il suo regno, ma quella del viandante che al limite non domina neppure la sua via. Consegnato al nomadismo, l’uomo spinge avanti i suoi passi, ma non più con l’intenzione di trovare qualcosa, la casa, la patria, l’amore, la verità, la salvezza. Anche queste parole si sono fatte nomadi, non più mete dell’intenzione o dell’azione umana, ma doni del paesaggio che ha reso l’uomo viandante senza una meta, perché è il paesaggio stesso la meta».

(Umberto Galimberti, Parole nomadi, Feltrinelli, 2009)

Osservatorio europeo

Atti di indirizzo

Tutela dei diritti umani e politica esterna dell’UE in materia di migrazione. Il 19 maggio il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sulla protezione dei diritti umani e la politica migratoria esterna dell’UE. In essa si evidenzia l’esigenza di introdurre un meccanismo indipendente di segnalazione e di monitoraggio per la valutazione sistematica e trasparente dell’impatto sul rispetto dei diritti umani conseguente alla cooperazione formale, informale o finanziaria dell’Unione europea con i Paesi terzi.

Il sistema di monitoraggio dovrebbe prevedere relazioni periodiche sull’attuazione della politica esterna dell’Unione e sul lavoro degli operatori impegnati nella difesa dei diritti umani nei Paesi terzi, nonché predisporre meccanismi di follow-up, che permettano di individuare e reprimere potenziali violazioni dei diritti dei migranti, anche consentendo loro di avvalersi di mezzi di ricorso giurisdizionali effettivi. Inoltre, a fronte dell’esigenza di intensificare la cooperazione esterna con i Paesi di origine, soprattutto nell’ottica di garantire rimpatri sostenibili ed efficaci, si richiama la necessità di prediligere la conclusione di accordi di riammissione pienamente formali, sottoscritti solamente con Paesi terzi che si impegnino in maniera esplicita a rispettare i diritti umani e il principio di non respingimento, scoraggiando la riammissione nei Paesi di transito e nei Paesi coinvolti in conflitti armati, maggiormente esposti al rischio di violazione di tali diritti. A tutto ciò, si aggiunge l’esigenza di una maggiore trasparenza rispetto ai finanziamenti UE ai Paesi terzi, assicurabile attraverso una rendicontazione regolare e pubblica al Parlamento, cui dovrebbe essere attribuito un ruolo più importante nel monitoraggio dell’impatto dell’utilizzo dei contributi finanziari dell’Unione sui diritti umani nei Paesi terzi interessati.

Nuovi canali per la migrazione legale. Il 20 maggio il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione su nuovi canali per la migrazione legale di manodopera. Il Parlamento europeo ha ribadito come l’attuale disciplina della migrazione legale verso l’Unione europea sia frammentata, incentrata su specifiche categorie di lavoratori, principalmente nei settori ad alta retribuzione, con la previsione di diversi livelli di diritti e la contemporanea esistenza di discipline legislative nazionali parallele e concorrenti. Il quadro giuridico attuale e le divergenze nell’applicazione delle direttive esistenti da parte degli Stati membri hanno determinato numerose incoerenze per i cittadini di Paesi terzi per quanto concerne la parità di trattamento, le condizioni di ingresso e reingresso, l’autorizzazione al lavoro, lo status di soggiorno, la mobilità all’interno dell’UE, la sicurezza sociale, il riconoscimento delle qualifiche e il ricongiungimento familiare. La risoluzione invita la Commissione a istituire un regime dell’UE volto ad attrarre i lavoratori autonomi, gli imprenditori e le start up, al fine di potenziare l’innovazione, nonché i giovani di Paesi terzi senza qualifiche formali e a facilitare i loro percorsi, mediante, ad esempio, la previsione di visti per le persone in cerca di lavoro e visti di formazione. Il Parlamento ritiene che, nel medio termine, l’UE debba abbandonare l’approccio settoriale e adottare un codice sull’immigrazione che stabilisca norme ampie, volte a disciplinare l’ingresso e il soggiorno di tutti i cittadini di Paesi terzi che cercano un impiego nell’Unione e ad armonizzare i diritti che spettano ai cittadini di Paesi terzi e alle loro famiglie.

Consiglio europeo. Il tema della migrazione, dopo negoziati sul Patto protrattisi per mesi sotto l’egida delle presidenze tedesca e portoghese, senza risultati di rilievo, è stato discusso in seno al Consiglio europeo del 24 e 25 giugno 2021. I leaders europei si sono essenzialmente focalizzati sulla necessità di intensificare, nel quadro dell’azione esterna dell’UE, i partenariati e la cooperazione con i Paesi di origine e di transito. In particolare, il Consiglio europeo ha invitato la Commissione e l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, in stretta cooperazione con gli Stati membri, a rafforzare le azioni concrete condotte con i Paesi di origine e di transito prioritari e a presentare, nell’autunno 2021, piani d’azione indicando obiettivi chiari, ulteriori misure di sostegno e tempistiche concrete. Il Consiglio europeo ha condannato la strumentalizzazione dei migranti a fini politici da parte di Paesi terzi.

Dichiarazione sulla situazione in Afghanistan. Nel corso della riunione straordinaria del Consiglio «giustizia e affari interni», tenutasi il 31 agosto, sono stati esaminati gli sviluppi della situazione in Afghanistan, anche in riferimento «alle potenziali implicazioni per i settori della protezione internazionale, della migrazione e della sicurezza». Nel comunicato finale si indica l’intenzione di evitare «il ripetersi dei movimenti migratori illegali incontrollati su larga scala che si sono verificati in passato» e di rafforzare, a tal fine, il sostegno ai Paesi terzi, in particolare ai Paesi vicini e di transito, cosicché «le persone che ne hanno bisogno ricevano una protezione adeguata principalmente nella regione». Più vaghi e ipotetici i richiami ai programmi di reinsediamento, ai quali su base volontaria, nell’ambito degli sforzi globali, «potrebbe essere fornito un sostegno», dando la priorità alle persone vulnerabili, quali donne e bambini. Nella dichiarazione si indica altresì la determinazione dell’UE e dei suoi Stati membri, con il sostegno di Frontex, di «proteggere efficacemente le frontiere esterne dell’UE e a impedire ingressi non autorizzati, nonché di assistere gli Stati membri più colpiti».

 

Procedure in corso

Carta blu. Il 17 maggio il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio sulla proposta di direttiva che stabilisce le condizioni di ingresso e di soggiorno per i cittadini di Paesi terzi altamente qualificati che intendono vivere e lavorare nell’UE (direttiva Carta blu), COM(2016) 378 def. La proposta stabilisce dei criteri di ammissione più inclusivi, tra l’altro, riducendo la soglia di retribuzione per l’ingresso, consentendo soglie salariali minime per i neolaureati o le professioni che necessitano di lavoratori, riducendo da un anno a sei mesi la durata minima del contratto di lavoro che dà accesso alla carta blu ed estendendo l’ambito di applicazione per includere i lavoratori altamente specializzati del settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC). Essa, inoltre, mira a facilitare la mobilità all’interno dell’Unione, anche tramite la riduzione del periodo minimo di soggiorno nel primo Stato membro (da diciotto a dodici mesi), semplificando e accelerando la relativa procedura e consentendo il cumulo dei periodi di soggiorno nell’ambito di regimi diversi per ottenere lo status di soggiornante di lungo periodo. E, inoltre, più agevolato il ricongiungimento familiare. Resta, tuttavia, salva la facoltà degli Stati membri di mantenere regimi nazionali destinati ai lavoratori altamente qualificati in parallelo al sistema della Carta blu UE. L’accordo politico provvisorio deve ora essere adottato dal Parlamento europeo in prima lettura (previsto a settembre) e dal Consiglio.

Agenzia per l’asilo. Il 29 giugno è stato raggiunto un accordo politico provvisorio sulla proposta di regolamento relativo all’Agenzia dell’Unione europea per l’asilo (EUUA). Si tratta della proposta avanzata dalla Commissione nel 2016 (oggetto di revisione nel 2018), volta a migliorare l’applicazione della politica di asilo all’interno dell’Unione, trasformando l’attuale Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (EASO) in un’Agenzia a pieno titolo. L’Agenzia dovrebbe svolgere una funzione di monitoraggio rispetto alla regolare ed omogenea applicazione del sistema europeo comune di asilo da parte degli Stati membri, principalmente per quanto concerne la valutazione delle domande di protezione internazionale, predisponendo note di orientamento sulla situazione esistente nei diversi Paesi terzi di origine e assicurando un’adeguata preparazione delle autorità nazionali competenti. Inoltre, essa dovrebbe assumere un ruolo di sostegno operativo per gli Stati membri, soprattutto in situazioni di emergenza, disponendo di squadre di sostegno per l’asilo, nonché del gruppo di intervento in materia d’asilo, un pool di almeno 500 esperti a disposizione dei sistemi di asilo nazionali soggetti a pressione migratoria straordinaria. Infine, su richiesta di ciascuno Stato membro, dovrebbe essere assicurato un coinvolgimento attivo dell’Agenzia nella procedura di riconoscimento della protezione internazionale, alla quale verrebbe riconosciuta la competenza a predisporre le decisioni in merito alle domande di protezione internazionale – poi formalmente adottate dallo Stato membro – e, più in generale, a svolgere attività di ricerca giuridica, elaborando analisi e relazioni, su richiesta degli organi giurisdizionali nazionali. L’accordo politico provvisorio deve ora essere adottato dal Parlamento europeo in prima lettura e dal Consiglio.

 

Atti adottati

Certificato verde digitale per i cittadini di Paesi terzi. Il 14 giugno è stato adottato il regolamento (UE) 2021/954 del Parlamento europeo e del Consiglio su un quadro per il rilascio, la verifica e l’accettazione di certificati interoperabili di vaccinazione, di test e di guarigione in relazione alla COVID-19 (certificato COVID digitale dell’UE) per i cittadini di Paesi terzi regolarmente soggiornanti o residenti nel territorio degli Stati membri durante la pandemia di COVID-19.

Sistema informazione visti. Il 7 luglio sono stati adottati il regolamento (UE) 2021/1133 del Parlamento europeo e del Consiglio del 7 luglio 2021 che modifica i regolamenti (UE) n. 603/2013, (UE) 2016/794, (UE) 2018/1862, (UE) 2019/816 e (UE) 2019/818 per quanto riguarda la definizione delle condizioni di accesso agli altri sistemi di informazione dell’UE ai fini del sistema di informazione visti e il regolamento (UE) 2021/1134 del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica i regolamenti (CE) n. 767/2008, (CE) n. 810/2009, (UE) 2016/399, (UE) 2017/2226, (UE) 2018/1240, (UE) 2018/1860, (UE) 2018/1861, (UE) 2019/817 e (EU) 2019/1896 del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga le decisioni 2004/512/CE e 2008/633/GAI del Consiglio, ai fini della riforma del sistema di informazione visti.

 

Proposte legislative

Meccanismo di valutazione e monitoraggio del sistema Schengen. Il 2 giugno la Commissione ha presentato la proposta di regolamento del Consiglio sull’istituzione e sul funzionamento di un meccanismo di valutazione e monitoraggio per verificare l’applicazione dell’acquis di Schengen, che abroga il regolamento (UE) n. 1053/2013. La Commissione, a seguito del riesame del meccanismo attualmente previsto dal regolamento (UE) n. 1053/2013 – che dovrebbe essere abrogato – ha riscontrato, da un lato, le potenzialità del meccanismo stesso, utile strumento per valutare e monitorare l’attuazione dell’acquis di Schengen, ma, dall’altro, le significative carenze e lungaggini che rendono il processo di monitoraggio eccessivamente gravoso e poco efficiente. In particolare, la riforma del meccanismo in questione dovrebbe comportare l’aumento della flessibilità del meccanismo stesso al fine di garantire un uso più proporzionato e strategico dei diversi strumenti di valutazione e monitoraggio, superando l’attuale articolazione del processo di esame in specifiche valutazioni settoriali, che rendono difficilmente attuabile il controllo delle attività di quei settori sempre più interconnessi e interdipendenti. Inoltre, l’obiettivo è quello di introdurre, accanto alla relazione annuale sullo stato di Schengen – che fungerà da base per le discussioni in occasione del forum Schengen di recente istituzione –, un sistema di due valutazioni ogni sette anni, che contemplino un’analisi dei rischi, che tengano conto delle valutazioni precedenti, nonché di altri meccanismi di valutazione e monitoraggio dell’Unione e nazionali e che utilizzino strumenti diversati (visite periodiche programmate e non, ma anche valutazioni «telematiche»). La riforma dovrebbe poi consentire di abbreviare e semplificare le procedure, così da rendere il processo di esame più efficace ed efficiente, introducendo scadenze processuali chiare, eliminando gli ostacoli procedurali (come ad esempio, i documenti «EU Restricted»), affrontando tempestivamente le situazioni di carenza gravi, nonché concentrando i poteri decisionali del Consiglio sui casi politicamente rilevanti (rafforzando il suo ruolo nel follow-up e nel monitoraggio dell’attuazione delle raccomandazioni). A tutto ciò, si affianca l’esigenza di rafforzare la valutazione del rispetto dei diritti fondamentali nel quadro dell’acquis di Schengen, nonché la necessità di ottimizzare la partecipazione degli esperti degli Stati membri e la cooperazione con gli organi e organismi dell’Unione, coordinando il funzionamento del meccanismo in questione con altri sistemi di valutazione e monitoraggio, al fine di attuare analisi più mirate, strategiche e su misura.

 

Varie

Nuova strategia per l’area Schengen. Il 2 giugno la Commissione europea ha presentato una nuova strategia volta a rafforzare lo spazio Schengen. Nella Comunicazione al Parlamento europeo e al Consiglio, «Strategia per uno spazio Schengen senza controlli alle frontiere interne pienamente funzionante e resiliente», la Commissione ha stilato un bilancio delle sfide che lo spazio Schengen si è trovato ad affrontare negli ultimi anni (crisi dei migranti, pandemia) e tracciato un percorso futuro. La strategia mira, in particolare, a garantire la gestione efficace delle frontiere esterne dell’UE, rafforzare internamente lo spazio Schengen, migliorare la preparazione e la governance, allargare lo spazio Schengen.

Statistiche visti Schengen. A maggio la Commissione ha pubblicato le statistiche sui visti Schengen rilasciati nel 2020 dagli Stati membri, che evidenziano una significativa riduzione delle richieste di visti di breve durata rispetto al 2019 (passate da 17 milioni a 3 milioni). A causa delle restrizioni di viaggio che sono state introdotte nel marzo 2020, il livello delle operazioni di visto è sceso a un minimo senza precedenti: 2,5 milioni di visti rilasciati nel 2020 (83% in meno rispetto al 2019). Seppur, quindi, a livelli molto inferiori, non si registrano differenze rispetto ai Paesi da cui provengono le maggiori richieste: Russia (da 4 milioni di domande nel 2019 a 654 000 nel 2020), Cina (da 3 milioni a 207.000 richieste); Turchia: (da 900.000 a 229.000), India (da 1 milione a 168.000), Marocco (da 700.000 a 180.000). Mentre i volumi delle domande sono diminuiti, la percentuale media delle domande di visto che sono state rifiutate è aumentata leggermente nel 2020, ma varia ampiamente tra i Paesi, andando dallo 0,3% in Bielorussia, 1,2% in Botswana e 2,6% in Russia, a più del 50% in Guinea-Bissau, Nigeria e Senegal.

Rapporto annuale sull’asilo e l’immigrazione. A giugno lo European Migration Network ha pubblicato il rapporto annuale su Asilo e Migrazione 2020. Il rapporto delinea gli sviluppi legislativi e politici più significativi in 24 Stati membri dell’UE e in Norvegia nel 2020. Sono esaminati, in particolare, l’impatto della pandemia COVID-19 e le misure introdotte dagli Stati membri dell’UE e dalla Norvegia per garantire il funzionamento e l’efficacia dei sistemi di gestione della migrazione, il ricorso alla digitalizzazione, la cooperazione con i Paesi terzi.

Rimpatrio e riammissione in Africa. Il 23 giugno si è svolto un webinar, alla presenza della Commissaria europea Johansson, di presentazione di uno studio su «Return, Readmission and Reintegration Programmes in Africa». Lo studio è volto a far luce sui principi, gli approcci, le buone pratiche e i fattori chiave che possono essere applicati dall’UE e dagli Stati dell’Unione africana per garantire il rimpatrio, la riammissione e la reintegrazione dei migranti in modo sostenibile. Esso comprende una ricerca approfondita su nove Stati membri dell’Unione africana selezionati (Camerun, Repubblica democratica del Congo, Egitto, Guinea, Nigeria, Malawi, Mauritius, Marocco e Sudan).

Sito realizzato con il contributo della Fondazione "Carlo Maria Verardi"

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